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    Cala degli Orsi. Immersione, consapevolezza e contemplazione.

    scribaClaudio
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    Cala degli Orsi. Immersione, consapevolezza e contemplazione.  Empty Cala degli Orsi. Immersione, consapevolezza e contemplazione.

    Messaggio  scribaClaudio Mar Ago 21, 2012 9:38 pm

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    Il mare è una tavola piatta da giorni e il sole mostra da tempo la forza della sua luce immane. Il fondale marino alla cala degli orsi si vede in trasparenza per lungo tratto, velato di verdi, azzurri e blù intensi. Alterna sabbia, ciottoli e scogli disposti a macchia di leopardo, qua e là rigogliosi di ciuffi di poseidonia. Osservo lo scintillio creativamente sparso ed apparentemente casuale dei raggi del sole che impattano sulle acque, come in un enorme mosaico riflessi frantumati di un'unica sorgente… il cuore si accende e mi dice nel suo linguaggio per immagini: "" Sii felice. Felice!"". Scendo a riva. Infilo le pinne appena entrato, in equilibrio sui cottoli lisci e scivolosi, l’acqua è talmente calda che la pelle sente solo il piacere di immergersi. Ho un paio di pinne gialle e una maschera della mares, che avranno forse venticinque o trent’anni, ma ancora oggi attraverso quel vetro e grazie alla spinta semplice di quelle protesi, posso curiosare assorto e rapito, una miriade di cromie di vita, in un mondo vivace di forme e colori, avvolto in un fresco silenzio che mi invita a contemplare l’universo da un altro punto di vista. Inusuale, con pochi suoni ovattati, fra una pausa e l’altra del respiro, che mi sforzo di dilatare nel tempo, per riempire poi nuovamente i miei polmoni, un attimo prima del mio limite. Sperimento fisicamente la libertà di muovermi a trecentosessanta gradi in quel silenzio, a testa in giù, poi roteando fra le bolle o avvitandomi verso la sabbia del fondale; sempre nei limiti di al massimo cinque metri di profondità, che credo di non aver mai superato. In quella situazione la coscienza fluisce diversamente. La “maschera dell’io” non ha alcun senso qua e il mio spirito semplicemente osserva, contempla e ringrazia di essere immerso, nella meravigliosa e caleidoscopica unica vita di questo universo. Il fondale cambia aspetto continuamente, passando dalle chiazze di sabbia e ciottoli, cui fanno seguito manciate di scogli più grossi, ricci di mare punteggiano come costellazioni di aculei neri, i blu e gli azzurri. Alghe di forme e colori diversi, sono una prateria per banchi di pesci che si spostano in gruppo come erbivori di mare, a brucare come se fossero su una brughiera sottomarina. Luccicano i loro dorsi squamati negli spostamenti che io seguo a breve distanza. Osservo i loro colori e i riflessi a volte sgargianti, come quelli delle girelle ad esempio. Ce ne sono di tanti tipi, coloratissimi e di molte forme e specie, ma una in particolare, piuttosto piccola, porta su di se davvero tutti i colori dell’arcobaleno. E’ una meraviglia guardarli aggirarsi fra gli anfratti e i ciuffi di alghe, che ondeggiano al ritmo sincopato della silenziosa musica delle correnti. Grandi scogli levigati dalle acque e dal tempo, emergono dal fondo fino a due spanne dalla superficie del mare e nuotando attorno ad essi, che sono coperti di alghe, scorgo pomodori di mare dal vivido rosso, ricci, coralli piatti e spugnosi d’aspetto, a tratti mi imbatto in conchiglie strombus, gasteropodi col dorso ricoperto di mucillagine fine che le nasconde mimetizzandole benissimo ai loro predatori. In alcuni punti si addensano invece gruppi foltissimi di pesci che nuotano tutti all’unisono, coordinati come ballerine di danza ritmica, che paiono rispondere, nelle movenze, ad un'unica mente. Proseguo da quel grande scoglio ad un altro suo simile che scorgo più lontano, attenuate le sue forme nel blu profondo, oltre una lingua sabbiosa e chiara. Sul fondo dell’arena beige, solo un leggero fremito veloce tradisce la presenza di una piccola sogliola, che il timore ha spinto ad affossarsi nelle sabbie e se non fosse stato per la sua paura, io non l’avrei vista neppure. La paura è spesso una cattiva consigliera, ma per fortuna di sogliole e polpi guardinghi, io non amo cacciare e pescare e mi immergo nel loro silenzioso mondo colorato per essere abbracciato dalla natura, per mezzo loro. Nuoto sempre senza boccaglio e pertanto torno ritmicamente ad emergere come un cetaceo a fare scorta d’aria. Ho scoperto che così facendo, rallento e dilato anche il mio pensiero come in uno specchio dei miei respiri. Ciò facilita lo stato di coscienza che dalla calma e dal silenzio trae maggiore serena consapevolezza, immersa nell’attimo senza volgersi al passato né proiettata verso un futuro, ma essenzialmente raccolta nel momento presente. Proseguo scendendo più volte sul fondo dove l’acqua a volte è più fredda, a prender una conchiglia o magari il guscio di un riccio, fino al punto in cui cominciano a far male le orecchie… ma di solito in quel momento, l’energia spesa per giungervi mi richiede dopo pochi secondi nuovo ossigeno e mi lascio allora riportare in superficie fra le bolle d’aria che libero dai polmoni salendo. Ho raggiunto il nuovo grande scoglio, con le sue pareti levigate in forme strane, la sua base poggia a circa tre o quattro metri sul fondale. La sommità invece sale inclinata fino a forse ottanta centimetri dal pelo dell’acqua. Lo aggiro curioso, passo dal lato più in luce dove flora e fauna sono più abbondanti e vivaci nei colori, al lato in penombra dove tutto mi sembra più indistintamente appiattito nei blù. Ma è solo una mia impressione. Abituatasi la vista in un attimo, vedo più in basso grossi pesci grigi con vistose strisce gialle sui fianchi, assieparsi numerosi a banchettare fra le alghe. Scendo verso di loro che guardinghi di poco si allontanano da me, pur continuando indisturbati a mangiare. I battiti del cuore sono rilassati e moderatamente lenti, ma di nuovo devo risalire a respirare. Da quel lato dello scoglio le successive immersioni mi consentono di incrociare banchi di pesci piccolissimi, fitti e numerosi. Quando ci si avvicina, mostrano dal muso alla metà del loro corpo, un colore che va dal bruno scuro, quasi nero, al viola intenso; mentre da quel punto fino alla loro coda, la cromia si accende di un vivace blu elettrico intenso e quasi luminoso, che il vederli assieme occhieggiare fra luci e ombre del fondale è uno spettacolo che guarderesti per ore. Più volte mi infilo lentamente fra quei banchi di pesciolini quieti e colorati che appena si scostano sornioni anche se con brevi scatti repentini e sincronizzati, ad evitare l’ingombrante sconosciuto, che evidentemente appare loro infondo innocuo. In realtà in questa mia gioiosa immersione non sono solo, sia perché non mi sento mai tale totalmente, sia perché oggi mi accompagnano a qualche metro di distanza, mio figlio Andrea e il suo amico Paolo. Dubito che i loro pensieri, data l’età che ci separa coincidano coi miei, ma sono felice di vederli incuriositi a ciò che sperimentano direttamente. Le eventuali riflessioni verranno forse col tempo. Qualche altro subacqueo e alcuni nuotatori, condividono con noi il fresco di queste acque limpide e ricche di vita e di colori. Con il caldo che questa estate ci stà riservando, si riesce facilmente a stare in acqua anche per due ore senza accorgersene. Sono convinto che lo stato particolare di coscienza che si raggiunge in quel silenzio colorato, abbia un rapporto del tutto differente, con il concetto di tempo generalmente inteso dalla nostra parte sinistra mentale. Del resto, mentre osservo dal mare il profilo della costa ligure rocciosa, costellata di agavi, pini marittimi, palme, fichi d’india, eucaliptus e mille arbusti che si affacciano sul mare, rifletto sorridendo che per le miriadi di cicale che in queste giornate friniscono instancabili ovunque… la stagione estiva è tutta una vita! Essere felici di esistere mi appare allora a mezza via, fra un dovere dell’anima e una gioiosa preghiera di ringraziamento alla Luce che è ovunque e sempre e ci sostiene ad ogni respiro, in questo sogno che noi possiamo rendere liberamente infernale o paradisiaco, solo a seconda della consapevolezza con la quale ci immergiamo in lui. In questi momenti la sorgente che sento nel cuore, mi dice con chiarezza che siamo tutti Uno.
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