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4 partecipanti

    La voce dell'artista

    Dag
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    Messaggio  Dag Dom Dic 04, 2011 3:37 pm

    LA VOCE DELL'ARTISTA

    OK OK Signore e Signori, grazie per gli applausi, mi donate gioia nel mostrarmi che lo spettacolo è di vostro gradimento, ed ora è arrivato il momento anche questa sera della voce dell'artista, un momento che voglio donarvi molto particolare.

    Voglio dedicare un applauso a voi stessi, alla vostra unicità, un applauso per risvegliare in voi la voce della vostra essenza e della vostra perfezione.

    Vedete tutti veniamo in questo mondo e ci svegliamo in un teatro dov'è in corso un opera, una commedia già scritta, in questo teatro siamo chiamati a recitare, quindi scegliamo tra gli abiti dalla sartoria teatrale l'abito che ci sembra più adatto e calzante per poter recitare la nostra parte tra le parti di molteplici personaggi scritti dal commediografo.

    Tra i molteplici costumi di scena ne adocchiamo uno che entra nel nostro ambire e ci mettiamo in moto per conquistarlo ed ancor prima di poter indossare l’abito di scena iniziamo a calarci nel personaggio dell'opera, immaginiamo già di essere nelle vesti di quel personaggio ed a recitare la parte nella nostra mente, una sorta di prova del copione, recitiamo l’immaginaria parte tuffandoci nel mare appagante delle emozioni.

    Giorno per giorno lottiamo per ottenere quel personaggio creato dal commediografo che sembra cosi' adatto a noi, ci mettiamo d'impegno, dobbiamo conquistarlo, essere i migliori per poter accaparrarci a pieno la parte, ed ecco, i giorni passano e si susseguono come le nostre scelte ormai frutto della psicologia e delle ambizioni dell'aspirato personaggio, scelte che mettono in azione vicissitudini e rapporti che ci coinvolgono sempre piu’ fino ad attanagliarci.Ci stiamo dimenticando che stiamo partecipando ad una sceneggiatura... eh si lo stiamo dimenticando!

    Il tempo scorre!
    Passano anni ed alcuni di noi dalle esperienze vissute si accorgono che forse il personaggio non era proprio quello adatto, iniziano cosi’ delle lotte interiori e malcontento quindi emanazione costante di negatività, ma ormai si è nella parte signori e lo spettacolo deve andare avanti. La sceneggiatura va rispettata poiché il regista ha delle leggi molto severe per chi non recita la propria parte con dovere e rettitudine.

    Ed è cosi' che anni dopo anni vi ritrovate a non ricordare chi eravate prima di scegliere uno di quei personaggi a disposizione nella commedia, ma vi riconoscete completamente in quel personaggio scelto anni prima ed indubbiamente anche la vostra famiglia e tutti quelli che vi sono attorno con cui interagite vi riconoscono in quel personaggio scelto anni prima di recitare nella commedia.
    Cosa è successo? Semplice, Il personaggio ha preso il sopravvento sul vostro vero essere, ha preso vita non è più la parte di un copione, ma un entità con coscienza propria che non vuole morire.

    Il vostro personaggio è diventato forte e lotterà duramente per far si che voi non decidiate di eliminarlo, esso ormai tiene schiava la vostra essenza ovvero la vostra unicità, la vera fonte della vostra bellezza, la tiene schiava e segregata, legata nell'oscurità e non permetterà ad essa di esprimersi e di farsi sentire. Esso cercherà di prendersi a pieno la vostra volontà sempre piu’.
    La vostra essenza a questo punto è in catene e schiava del vostro personaggio attore della commedia (scritta dal commediografo e diretta dal regista), il vostro personaggio farà di tutto per non morire, di tutto!

    Il vostro essere ormai in prigione è come un bambino, esso si sente lasciato solo in disparte abbandonato e ne soffre tantissimo, ogni tanto prova a gridare con tutta la propria forza per attirare l'attenzione su di se e cercare una via di salvezza, ma il personaggio tiranno da voi cresciuto entra subito in azione per zittirla con stratagemmi di una notevole astuzia, il vostro personaggio è spietato pensa solo a se stesso lui non vuole morire esso non è egoista, ma è l'egoismo!

    Lo spietato tiranno sa bene che per continuare ad esistere deve zittire quel bambino, ma non può ammazzarlo perché senza quel bambino lui non esisterebbe, quindi è necessario per il suo proseguire che il bambino sia vivo. Il vostro personaggio sa bene che se il bambino si liberasse potrebbe scegliere di togliersi quel costume con la conseguenza che gli altri attori non lo riconoscerebbero piu’ perché sarà un qualcosa di inaspettato per loro, qualcosa che essi non conoscono, qualcosa di non scritto sul copione ed avranno paura e cercheranno di allontanarlo ed escluderlo dalla recita scritta dal commediografo con tutti i mezzi ...insomma il tiranno morirebbe!

    Il vostro essere in catene si dispera, lui vorrebbe crescere, conoscere, imparare ed haimé si ritrova schiavo dell'astuto tiranno personaggio.


    La voce della conoscenza ci dice che:
    In verità ognuno di noi non può essere altro che il nostro essere, ci svegliamo in questo teatro e non vedendo più con occhi da spettatori crediamo che quel palco e quel copione sia la nostra vita, cosi' scegliamo un personaggio dal copione e ci dimentichiamo di quel che siamo, iniziamo a recitare un copione e ci riconosciamo ed identifichiamo in esso.

    Per alcuni di noi man mano che che si prosegue nella commedia arrivano degli stati di coscienza particolari, iniziamo a percepire a ricordare che al momento del nostro arrivo in questo mondo avevamo perfetta coscienza di dove eravamo...cioè in un teatro ed eravamo spettatori, poi abbiamo deciso di iniziare a recitare e ci siamo tuffati talmente tanto nella parte della commedia da dimenticare cadendo in un sonno profondo per ritrovarci in un sogno cosi' lucido da sembrar vero.

    Ed ecco che per alcuni di noi arriva l'opportunità di risvegliarsi, quello che si percepisce al risveglio io lo descrivo come un deserto... ci si sveglia in un deserto immersi nelle macerie cadendo nella disperazione, ma il deserto signori è sono il frutto della vostra inattività e del vostro non aver vissuto, ora sapete che è solo tutta una commedia!

    Forza è ora di togliere le macerie, riscoprirsi e ricostruire.
    Cito Alcuni versi di Dante Aligheri tratti dalla divina commedia che a mio parere intendono descrivere quel che io chiamo “risvegliarsi nel deserto”.

    Nel mezzo del cammin di nostra vita
    mi ritrovai per una selva oscura,
    ché la diritta via era smarrita.
    Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
    esta selva selvaggia e aspra e forte
    che nel pensier rinova la paura!
    Tant'è amara che poco è più morte;
    ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
    dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte.
    Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
    tant'era pien di sonno a quel punto
    che la verace via abbandonai.




    Questa voce d'artista è dedicata a coloro che che si sono ritrovati nel deserto oppure percepiscono la sua presenza e vorrebbero un opportunità per uscirne.

    Iniziare a percepire con chiarezza le grida disperate della vostra essenza, del bambino che cerca di portarvi alla consapevolezza per farvi intravedere il deserto in cui siete incappati ingannati dall'astuto vostro personaggio.
    La vostra coscienza non cesserà mai di gridare poiché essa è portatrice della verità ed in verità siamo qui per carpire qualche conoscenza in più del creato ed avvicinarci alla verità.

    Affinché non lavorerete per abbandonare le vesti del vostro personaggio frutto di una sceneggiatura scritta per mani e volontà di altri e non cercherete di ritrovare e liberare quel bambino, non avrete mai la possibilità di capire la bellezza di cui siamo circondati e la forza dell'amore che va oltre il nostro immaginario.Vi sentirete sempre soli ed infelici, cercherete di appagare i vostri vuoti interiori in tutti i modi, cercherete emozioni, cercherete comprensione, cercherete droghe nuove.

    Non potete cercare la felicità in quello che non siete. Per rinascere occorre morire!

    Se non liberate il bambino voi non sarete, resterete solo un personaggio creato da un commediografo e alimenterete la commedia come burattini senza volontà propria.
    Il tesoro della vostra essenza è nel cuore di quel bambino, se non lo recupererete non avrete mai vissuto, siete già morti, fantasmi viaggiatori.

    Recuperate la vostra volontà, recuperate il vostro bambino interiore.
    Ponetevi come spettatori e guardate con coscienza quello che avviene sul palcoscenico, è solo una commedia e voi potete scegliere quando volete e con perfetta coscienza di svestirvi del vostro tiranno personaggio ed uscire fuori dal teatro per far crescere quel bambino che conosce la verità, poi potrete rientrare nel teatro indossare di nuovo il vostro vecchio vestito o altri, ma avrete coscienza che è solo una recita ed avere la possibilità di salvare altri bambini intrappolati nel teatro, potrete dir loro non è tutto qui, si può uscire io so perché ho visto ed ora conosco l'amore.

    La verità vi renderà liberi.


    Dag
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    La voce dell'artista Empty approvo e sottoscrivo

    Messaggio  Wallace Dom Dic 04, 2011 3:47 pm

    Bellissimo Dag.

    Ne consiglio vivamente una lettura approfondita.
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    La voce dell'artista Empty ...per uscire alla luce del giorno! ;-)

    Messaggio  scribaClaudio Dom Dic 04, 2011 6:41 pm

    Bravo "Dag"!!! Molto bello, istruttivo e scritto bene questo tuo papiro, tanto che è fin quasi incommentabile. Grazie. ...semai si potrebbe in titolarlo: "Per uscire alla luce del giorno". ;-) un abbraccio, Claudio.
    la_Lilla
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    Messaggio  la_Lilla Lun Dic 05, 2011 2:46 am

    scribaClaudio ha scritto:Bravo "Dag"!!! Molto bello, istruttivo e scritto bene questo tuo papiro, tanto che è fin quasi incommentabile. Grazie. ...semai si potrebbe in titolarlo: "Per uscire alla luce del giorno". ;-) un abbraccio, Claudio.

    Oppure per uscire...a riveder le Stelle, come direbbe Dante.

    Tanto più che egli scrisse la celebre frase:

    "Fatti non foste a viver come bruti,
    ma a ricercar virtute e conoscenza"

    mettendola proprio in bocca ad uno che era stato condannato all'inferno per aver osato tentare di superare i limiti di conoscenza imposti dal suo tempo.

    Strano, vero? Wink

    Dag, bellissimo post.
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    Messaggio  scribaClaudio Lun Dic 05, 2011 9:23 am

    la_Lilla ha scritto:
    scribaClaudio ha scritto:Bravo "Dag"!!! Molto bello, istruttivo e scritto bene questo tuo papiro, tanto che è fin quasi incommentabile. Grazie. ...semai si potrebbe in titolarlo: "Per uscire alla luce del giorno". ;-) un abbraccio, Claudio.

    Oppure per uscire...a riveder le Stelle, come direbbe Dante.

    Tanto più che egli scrisse la celebre frase:

    "Fatti non foste a viver come bruti,
    ma a ricercar virtute e conoscenza"

    mettendola proprio in bocca ad uno che era stato condannato all'inferno per aver osato tentare di superare i limiti di conoscenza imposti dal suo tempo.

    Strano, vero? Wink

    Dag, bellissimo post.

    Si brava Ana Lia, mi piace il tuo modo di collegarti da un concetto all'altro, di pattinare fra i pensieri illuminanti... è apparentemente strano che Dante faccia dire questo a Ulisse che è all'inferno... ma forse è anche un modo per Dante di "denunciare" l'idiozia del pensiero corrente del suo tempo, che voleva un assurdo inferno per chi, vissuto prima del tempo di Gesù, non aveva ovviamente potuto ascoltare le sue parole! Del resto pensa che questa riflessione mi ha fatto venire in mente una analoga riflessione che fece un'altro uomo noto a tutti, Marco Polo, in riferimento al Buddha. Marco Polo, durante un suo soggiorno a Ceylon (Sri Lanka) sente parlare di Buddha e probabilmente visita i numerosi templi e le statue lì numerose, sente i monaci che gli parlano di ""Sakyamuni bhagavan"" cioè ""il Beato monaco dei Sakya"", storpiando il nome udito riferisce di un certo Sargamo Borgani! Very Happy ma colpito dalla sua rettitudine di vita fa la considerazione: ""dimorò tutta la vita sua molto onestamente, ché per certo, s'egli fosse istato cristiano battezzato, egli sarebbe istato gran santo appo Dio"" Very Happy:D:D è incredibile come anche un uomo come lui, abituato a misurarsi con il non conosciuto, poi si appiattisca nel pensiero, vittima di una "consuetudine" impostagli da quando è nato.

    la_Lilla
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    Messaggio  la_Lilla Mar Dic 06, 2011 1:40 am

    scribaClaudio ha scritto:
    la_Lilla ha scritto:
    scribaClaudio ha scritto:Bravo "Dag"!!! Molto bello, istruttivo e scritto bene questo tuo papiro, tanto che è fin quasi incommentabile. Grazie. ...semai si potrebbe in titolarlo: "Per uscire alla luce del giorno". ;-) un abbraccio, Claudio.

    Oppure per uscire...a riveder le Stelle, come direbbe Dante.

    Tanto più che egli scrisse la celebre frase:

    "Fatti non foste a viver come bruti,
    ma a ricercar virtute e conoscenza"

    mettendola proprio in bocca ad uno che era stato condannato all'inferno per aver osato tentare di superare i limiti di conoscenza imposti dal suo tempo.

    Strano, vero? Wink

    Dag, bellissimo post.

    Si brava Ana Lia, mi piace il tuo modo di collegarti da un concetto all'altro, di pattinare fra i pensieri illuminanti... è apparentemente strano che Dante faccia dire questo a Ulisse che è all'inferno... ma forse è anche un modo per Dante di "denunciare" l'idiozia del pensiero corrente del suo tempo, che voleva un assurdo inferno per chi, vissuto prima del tempo di Gesù, non aveva ovviamente potuto ascoltare le sue parole! Del resto pensa che questa riflessione mi ha fatto venire in mente una analoga riflessione che fece un'altro uomo noto a tutti, Marco Polo, in riferimento al Buddha. Marco Polo, durante un suo soggiorno a Ceylon (Sri Lanka) sente parlare di Buddha e probabilmente visita i numerosi templi e le statue lì numerose, sente i monaci che gli parlano di ""Sakyamuni bhagavan"" cioè ""il Beato monaco dei Sakya"", storpiando il nome udito riferisce di un certo Sargamo Borgani! Very Happy ma colpito dalla sua rettitudine di vita fa la considerazione: ""dimorò tutta la vita sua molto onestamente, ché per certo, s'egli fosse istato cristiano battezzato, egli sarebbe istato gran santo appo Dio"" Very Happy:D:D è incredibile come anche un uomo come lui, abituato a misurarsi con il non conosciuto, poi si appiattisca nel pensiero, vittima di una "consuetudine" impostagli da quando è nato.


    Io credo che Dante cmq volesse a tutti i costi che la sua opera vivesse nei secoli libera dalle maglie della censura, e quindi certe contraddizioni ci stanno anche in quest'ottica, nascondere una frase così illuminante in quella che sembra un'evidente condanna! Lo stesso Virgilio, che pure lui considera il suo Maestro e la sua guida, è all'inferno proprio perchè non battezzato. Non a caso è da mille anni che li fa fessi tutti. D'altra parte il Sommo era davvero il più grande di tutti a mio modestissimo avviso, e uno studio approfondito sulla Commedia è una cosa che da tanto tempo vorrei fare. Chissà che ora non ce ne sia occasione...
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    Messaggio  scribaClaudio Mar Dic 06, 2011 1:51 am

    la_Lilla ha scritto:
    Io credo che Dante cmq volesse a tutti i costi che la sua opera vivesse nei secoli libera dalle maglie della censura, e quindi certe contraddizioni ci stanno anche in quest'ottica, nascondere una frase così illuminante in quella che sembra un'evidente condanna! Lo stesso Virgilio, che pure lui considera il suo Maestro e la sua guida, è all'inferno proprio perchè non battezzato. Non a caso è da mille anni che li fa fessi tutti. D'altra parte il Sommo era davvero il più grande di tutti a mio modestissimo avviso, e uno studio approfondito sulla Commedia è una cosa che da tanto tempo vorrei fare. Chissà che ora non ce ne sia occasione...

    Sarebbe bellissimo riuscire a rileggerla. Sono convintissimo come te che sia un'opera altamente ispirata e che Dante abbia scritto quel capolavoro proprio con l'intenzione di "criptare" nelle parole, conoscenze che a quel tempo dovevano per forza essere, velate e nascoste in un certo qual modo, ma che come giustamente dici te, abbia architettato bene la sua cattedrale di parole, per nascondervi queste conoscenze per i lettori di un'altro tempo. ...credo che Dante conoscesse la frase di Marco Tullio Cicerone: ""Pianta alberi, che gioveranno in un altro tempo"". E lui ha seminato la Divina Commedia. Del resto il titolo stesso, ben si attaglia allo scritto del nostro amico Dag! una allegoria della vita di tutti noi che va vissuta in quella chiave di lettura teatrale.
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    Messaggio  scribaClaudio Lun Dic 12, 2011 6:26 pm

    Dal Vivekacudamani (il gran gioliello della disciminazione) di Adi Shankara:

    292. ""Se realizzi l’Uno senza secondo – che è sat-cit-ānanda (Verità-consapevolezza-beatitudine), di là da tutte le forme e da ogni agire – tu porrai fine all’illusione di essere i tre corpi. Così, come l’attore all’ultimo atto, saprai gettare la maschera del personaggio con cui ti sei identificato.

 ""



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